La solidarietà non è un lusso. Non è con l’irresponsabilità dell’"ognuno per sé" che saremo capaci di superare le dure prove che si intravedono all’orizzonte...  

Prima del voto.
Nel decreto semplificazioni abbiamo portato a casa alcune modifiche alla fiscalità del Terzo settore, grazie al confronto tra Forum del Terzo settore e Governo, importanti per un mondo che vive spesso di autofinanziamento.
Vi è anche la sospensione (dal 1 luglio al 15 settembre) del conteggio dei tempi nei quali chi trasmigra dai registri precedenti (associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato) può adempiere alle richieste di informazioni degli uffici del Registro unico nazionale del Terzo e la proroga al 31 dicembre 2022 della possibilità di adeguare gli statuti alla riforma con l’assemblea ordinaria e in esenzione d’imposta.
Le modifiche fiscali (maggiori informazioni su Proximo, la piattaforma ACLI) determinano un quadro più chiaro che finalmente si può trasmettere all'attenzione dell'Unione Europea per le necessarie autorizzazioni. A quel punto, l’anno successivo, anche la gran parte del nuovo quadro fiscale entrerà in vigore.
Ci sarà per esempio la possibilità di non essere considerati enti commerciali laddove le proprie attività di interesse generale rivolte a terzi non soci richiedano un corrispettivo che non superi i costi effettivi (“costo pieno”, non solo i costi direttamente a queste riferibili, ma anche parte di quelli generali) o i ricavi non li superino di oltre il 6% per cento per ciascun periodo d’imposta e per non oltre tre periodi d’imposta consecutivi. Inoltre, nel caso delle associazioni di promozione sociale, il fatto che le attività svolte verso il corpo sociale concorrano alla determinazione della loro natura non commerciale (ora, pre modifica, sono solo de-commercializzate, ossia, per fare un esempio, una minima attività commerciale, tipo quella fatta con la festa del paese, può far diventare l’associazione ente commerciale perché le sue entrate commerciali superano quelle non commerciali, nelle quali era incluso solo il tesseramento e non anche, appunto, le entrate delle attività verso i soci considerate finora né commerciali né non).
Fatto ciò si deve passare al lavoro (sul quale si era impegnato il Governo) per una disapplicazione al Terzo settore dell'obbligo Iva, in vigore dal 2024, e per una cancellazione dell'Irap, e, molto importante, prevedere altri interventi per semplificare diversi adempimenti, specie per gli enti più piccoli.
Così il nostro Paese darà gambe al piano europeo per l’economia sociale, cercando uno sviluppo basato sul prendersi cura delle persone e della partecipazione, dell'ambiente sociale e naturale, del patrimonio culturale, e non sulla distruzione del pianeta.

Con il ritorno al voto.
Con la campagna elettorale le istanze del Terzo settore ora guardano ai programmi chiedendo, come abbiamo scritto recentemente, un Paese della dignità, per affrontare insieme, con successo, una fase della storia dell’umanità sempre più inedita e drammatica.
Il Terzo settore da tempo reclama la realizzazione del comma “m” dell’articolo 117 della Costituzione, ovvero “la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Serve una missione trasversale del Pnrr che guardi al sociale come investimento strategico perché lo sviluppo sarà sostenibile e farà realmente i conti con disastri ambientali e cambiamenti climatici, anche se sarà sociale, se combatterà diseguaglianze, sofferenze e un impoverimento del lavoro sempre più diffuso, soprattutto tra giovani e donne.
Allarmano invece le promesse mirabolanti e in particolare il ricorso a quella flat tax che negli Stati Uniti ha voluto dire presentarsi al pronto soccorso solo muniti di carta di credito. Pensiamo al valore di avere un Sistema Sanitario pubblico contro la pandemia. Inoltre giova ricordare che, per esempio, per una terapia completa di chemioterapia lo Stato spende anche 50.000 euro. E la copertura pubblica non è neanche sufficiente: per curare i tumori ai 16 miliardi pubblici si sommano circa 5 miliardi di spesa dei pazienti e annualmente per ogni persona le famiglie spendono di tasca loro in media circa 2300 euro di welfare (quasi 10.000 euro se si è in 4).
Sul fronte dei diritti, e delle responsabilità, molto va fatto, specie guardando al lavoro dignitoso e sicuro, e non povero, non in nero o con contratti fasulli, all’assistenza domiciliare, al “dopo di noi”, alle politiche per gli asili e l’infanzia, a una gestione seria, lungimirante e dignitosa dell’immigrazione, che soccorra, accolga e crei integrazione, senza la quale i quartieri diventano ghetti.
Non passi l’idea che la solidarietà sia un lusso. Non è con l’irresponsabilità dell’”ognuno per sé” che saremo capaci di attraversare una fase nella quale guerre, crisi finanziarie ed economiche, cambiamenti climatici mettono a dura prova la convivenza sociale. Le affronteremo e le supereremo se sapremo stare uniti che significa ribadire diritti e responsabilità, anche fiscali, cominciando dall’assenza di regole della finanza speculativa e dai privilegi di miliardari e multinazionali che spesso, oltre a corteggiare oligarchie e dittature, complici paradisi fiscali e dumping salariale e fiscale tra le nazioni, versano infinitamente meno tasse di imprenditori, artigiani, lavoratori e pensionati.

Terzo settore: novità importanti e richieste alla campagna elettorale https://pop.acli.it/images/Terzo_settore.jpg Redazione POP.ACLI