Le elezioni del 25 settembre hanno dato un responso chiaro, consegnando un’ampia maggioranza alla coalizione di destra guidata da Fratelli d’Italia. Le Acli rimarranno dalla parte dei lavoratori e del ceto medio a rischio impoverimento...

Le elezioni del 25 settembre hanno dato un responso chiaro, agevolato anche dalla peculiare conformazione della legge elettorale, consegnando un’ampia maggioranza alla coalizione di destra guidata da Fratelli d’Italia, ed aprendo la strada alla costituzione di un Governo presieduto da Giorgia Meloni.

Il Partito Democratico subisce un’ulteriore erosione del suo consenso, pur confermandosi come secondo partito a livello nazionale e forza più significativa fra quelle che comporranno l’opposizione, insieme al Movimento 5 Stelle, che dimezza il consenso del 2018 ma si conferma ancora radicato soprattutto nel Meridione e alla coalizione centrista fra Azione ed Italia Viva, che potrebbe evolvere in un partito unico di matrice liberaldemocratica.

Su tutto, fa spicco la scarsa affluenza al voto, la più bassa dal 1946 ad oggi per un’elezione politica, che implica il crescere della sfiducia dei cittadini nella possibilità che la politica possa cambiare le loro vite.

Queste elezioni, come è ovvio, segnano uno spartiacque, perché per la prima volta una forza politica che viene considerata di estrema destra è risultata la più votata dagli Italiani, e la sua leader -un’altra prima volta- assumerà la guida del Governo. Avremo tempo per analizzare la situazione e per valutare le mosse del nuovo Esecutivo, quando ci sarà. Ovvio che noi manteniamo il nostro radicamento nei valori tanto dell’insegnamento sociale della Chiesa quanto della Costituzione, ed è evidente che vigileremo contro ogni possibile attentato a tali valori. Nello stesso tempo, la costruzione del nostro profilo politico non può pensarsi in contrapposizione alle idee altrui, ma nell’elaborazione delle nostre, e a questo metodo dobbiamo attenerci.

Lo ha detto con estrema chiarezza il cardinale Zuppi nella sua intervista ad Avvenire del 28 settembre: «L’amore politico ci libera dalla distorsione delle ideologie e ci restituisce il valore più nobile che è quello di cercare ciò che unisce e di risolvere quello che divide».

Per quel che ci riguarda la nostra parte è già presa: è quella dei lavoratori, nuovi e vecchi, del ceto medio a rischio di impoverimento, dei marginali, dei giovani che affrontano il futuro, di tutti coloro, cioè, che non sono élite ma neppure si identificano nella definizione indistinta di “gente”, e piuttosto desiderano essere popolo, un popolo consapevole delle sue istanze, delle sue differenze e di un destino comune.

Sarebbe un grave errore da parte della nuova maggioranza - che sa di non essere maggioranza assoluta nel Paese, e di essere sotto osservazione a livello internazionale per l’adempimento degli obblighi correlati alle nostre alleanze tradizionali e alla realizzazione delle riforme connesse al PNRR- pensare invece di potersi comportare senza quella necessaria prudenza che nelle precedenti gestioni guidata da Silvio Berlusconi è spesso mancata, soprattutto per quel che concerne i problemi di ordine economico e sociale.

La minoranza, dal canto suo, non può prendere la strada della delegittimazione a priori dei nuovi governanti, ma deve piuttosto interrogarsi (e ciò vale soprattutto per il PD) sulla sua capacità di mettersi in sintonia con quelle istanze sociali profonde che nel Paese non trovano una risposta, o ne trovano solo di parziali fra promesse mirabolanti e iniziative corrette ma gestite in una logica puramente assistenzialistica.

Come ACLI non vogliamo certo sostituirci ai partiti: vogliamo, se possibile, contribuire alla rigenerazione della politica, delle sue idee, dei suoi costumi. Per questo ci lascia perplessi la tendenza di molte forze politiche ad un dibattito autoreferenziale e a dinamiche di potere che in primo luogo servono a blindare le eterne posizioni di rendita al di là di qualche maquillage superficiale.

Al ruolo di sentinelle sui territori, dobbiamo aggiungere anche quello di operai, di costruttori, di artigiani. Diamo vita ad alleanze con le varie associazioni, facciamo incontrare amministratori, costruiamo pensiero lungo, facciamo proposte legislative entriamo in contatto con le realtà per poterle poi non solo raccontare, ma farle vivere nei centri decisionali e negli snodi dove la si giocano le partite.

La fase nuova che si apre non potrà essere attraversata sulla base di parole d’ordine invecchiate e nemmeno dichiarando l’intangibilità di certi luoghi privilegiati: occorre invece avere la consapevolezza che è richiesto un atteggiamento nuovi di curiosità, un nuovo tipo di coraggio che aiuti a trovare gli strumenti per leggere la realtà e cercare, per quanto possibile, di cambiarla.

Elezioni, quello che ci aspettiamo https://pop.acli.it/images/ELEZIONI-compressed.jpg Redazione POP.ACLI