In piazza il 5 Novembre per disarmare la guerra e rinfoderare la spada di Damocle nucleare...

47 associazioni e organizzazioni del mondo cattolico e dei movimenti ecumenici e non violenti su base spirituale, invitando alla grande manifestazione per la pace del 5 novembre, hanno rilanciato il loro appello che da due anni le vede sostenere la richiesta di adesione del nostro Paese al trattato per la proibizione delle armi nucleari.

Si stimano nel mondo circa 13000 ordigni nucleari (70 li ospitiamo in Italia nelle basi militari di Aviano e Ghedi), delle quali almeno 1800 sarebbero pronte per essere lanciate in poco tempo sia da Stati Uniti che Russia,

Non aver smantellato gli armamenti nucleari, portando a termine la via tracciata dalla caduta del muro di Berlino, ha reso l'umanità a rischio di estinzione. Ora, falliti vent’anni di lotta globale al terrorismo, il mondo intero è sempre più dentro quella che da tempo Papa Francesco chiama la guerra mondiale a pezzi, fatta di oligarchie e dittature, legittimate spesso dagli interessi economici di quasi tutte le nazioni, da eserciti privatizzati, che vivono di conflitti, intrecciati con mafie, traffico di esseri umani, complicità dei paradisi fiscali e nuovo terrorismo.

E dopo l’invasione dell’Ucraina si intensifica una corsa al riarmo che comincia a creare qualche disagio anche tra alleati: si pensi ai timori per i 100 miliardi in più della Germania per potenziare il proprio arsenale o all’accerchiamento della Turchia della rivale Grecia, entrambi facenti parte della Nato.

Soprattutto il fatto che ora la guerra nucleare non è probabile, ma è possibile; una eventualità da non scartare. Questa sola constatazione inquieta come non mai.

Quanto il tema della pace, la sua preparazione e cura, è stato dimenticato dalla politica nonché dai media, i quali anche il 5 novembre sono parsi prevalentemente concentrati sulle liti dei politici, invece che sull’appello di centomila persone? E così la pace pare oggi essere sempre più irreversibilmente compromessa. Anche in Occidente ormai le nuove generazioni dopo aver fatto esperienza della povertà potrebbero a breve tornare anche a fare quella dell’elmetto in testa.

Chiediamoci se sarebbe stata possibile l’invasione dell’Ucraina senza la minaccia atomica. Perché il paradosso è che la prima vittima delle atomiche è proprio la cancellazione di ogni deterrenza, così che anche piccoli stati possono tenere in ostaggio il mondo intero.

E’ in queste ore, nelle quali la presa della città di Kherson potrebbe portare alla fine del conflitto, che si deve confidare nella razionalità di chi, senza alcuno scrupolo e tanto meno alibi, ha ordinato l’invasione dell’Ucraina, affinché non ricorra come gesto suicida ad un’atomica tattica - quella “più piccola”, ha una potenza tra i 10 e i 100 chilotoni. Quella di  Hiroshima ne aveva “solo” 15e  fece oltre 140.000 morti –

Confidiamo che Putin non voglia  portare all’estremo della catastrofe la logica di quasi tutte le guerre: i territori che non si possono conquistare si impedisce siano  governarti dai nemici. La non abolizione delle atomiche ci obbliga a confidare nella non pazzia di chi pratica la pazzia della guerra.

Non solo. Molti progettano lo smembramento della Russia in 35 nazioni, ignorando che alcune probabilmente si rivelerebbero piccole Coree del nord o stati mafia con propri arsenali nucleari; senza considerare che la Cina sarebbe pronta a egemonizzarne la  gran parte).

La campagna mondiale della società civile: International campaign to abolish nuclear weapons, vincitrice del Premio Nobel per la pace nel 2017, ha ottenuto l’adozione da parte dell’Onu del trattato per la proibizione delle armi nucleari, sottoscritto da 65 Stati, al quale mancano le firme di paesi un tempo “sviluppati”, tra i quali il nostro. I firmatari, riunitisi a giugno a Vienna con anche alcuni paesi osservatori - Italia è assente anche tra questi, nonostante i nostri appelli -, hanno stilato un piano di azione e una serie di decisioni tra le quali la scadenza di 10 anni per la distruzione delle armi nucleari.

La speranza è, come testimonia la partecipazione alla manifestazione del 5 novembre scorso, che sorga un grido sempre più forte dalla società civile, e che insieme a una tregua e a una conferenza di pace che ristabilisca il diritto internazionale violato dall’invasione e dia garanzie di sicurezza per tutti, si metta tra i punti di un accordo per la sicurezza globale proprio una più ampia e decisiva adesione al trattato per l’abolizione di ogni ordigno atomico.

Illusorio pensare che la guerra possa essere ricacciata fuori dalla storia almeno dei prossimi anni, ma una reale progressione verso la cancellazione della minaccia nucleare aprirebbe la strada per un futuro che tolga la pace dalle sole utopie per farla tornare quel progetto che il mondo si era dato all’indomani della caduta del muro di Berlino.

Mai più atomiche: l'umanità ostaggio della minaccia di estinzione https://pop.acli.it/images/missili_guerra_pace.jpg Redazione POP.ACLI