Le Acli sono andate in piazza il 5 novembre per un mondo diverso...

Da quando la Russia si è assunta la responsabilità di invadere un paese sovrano, l’Ucraina, e innescare la spirale di odio e di violenza, siamo stati tutti inghiottiti dal senso di impotenza e smarrimento. Ma non è mai venuta meno la nostra vicinanza e il sostegno al popolo ucraino, per chi è morto sotto le bombe, per chi fugge con la sola disperazione, per chi combatte per la propria terra. Non siamo stati sul divano di casa a tweettare e criticare chi parlava di Pace.  Siamo andati in Ucraina e siamo stati il volto della solidarietà, della vicinanza, dell’amicizia. Abbiamo aiutato i cittadini di L’viv/Leopoli dopo aver ascoltato le loro esigenze, attivando una raccolta fondi insieme alla nostra ong, Ipsia Acli, grazie alla quale siamo riusciti a inviare prima 25mila medicinali per curare malattie cardiocircolatorie e poi tre ambulanze, di cui una già allestita, per gli ospedali pediatrici della città.

Oggi non possiamo accettare l’estensione indefinita della logica bellica, l’incapacità di uscire da essa, il darne una copertura ideologica e magari anche teologica, il ritenere che essa sia l’unico strumento possibile di risoluzione di gravi controversie internazionali. Pace e giustizia sono sorelle, devono camminare insieme. Abbiamo bisogno di una giustizia che chiuda alle diseguaglianze, quelle generate da un’economia estrattiva e da una finanza speculativa; abbiamo bisogno di mettere al centro del dibattito internazionale le parole solidarietà e lavoro, perché sono temi che richiedono un pensiero e un internazionale, non lasciando l’iniziativa a riunioni di élite come Davos o Valdai, ma costruendo ed affermando una politica popolare che faccia nascere un sentimento di giustizia sociale che sappia porre la pace e la convivenza come fondamento. Dobbiamo ripartire dal concetto fondamentale del lavoro come luogo della solidarietà, dell’emancipazione, della realizzazione e nello stesso tempo bisogna lottare contro una logica sempre più individualista che crea egoismi, competizione e speculazione. Ma soprattutto separazione, anomia, disperazione. Siamo diventati una moltitudine di individui che non si sanno leggere in un noi, men che meno in una comunità. Le ragioni di un’economia che cura, che mette al centro le relazioni e che fa della fraternità umana un vero obbiettivo, non possono essere solo belle parole.

Per tutti questi motivi abbiamo organizzato, insieme ad altre associazioni, la Manifestazione per la pace del 5 novembre a Roma a cui hanno partecipato migliaia di aclisti da tutta Italia,  per fare eco alle esigenze di un’umanità sofferente nella prospettiva profetica indicata da papa Francesco nei suoi ripetuti appelli e per gettare le basi di un mondo diverso e migliore.

Uscire dalla logica della guerra https://pop.acli.it/images/Acli_pace_bandiere.jpg Redazione POP.ACLI