Si è chiuso a Milano, mettendo a tema a tema la cultura della cura, il cammino formativo delle Acli "Aprirsi al cambiamento"...
Si è concluso il 21 gennaio a Milano il percorso formativo Aprirsi al cambiamento. Una sessione questa che ha messo a tema la “cultura della cura”, quale conclusione di un “cammino” che, partendo dalla consapevolezza delle nostre radici, ha cercato di ragionare sul nostro ruolo nella società di oggi e di domani. La felice espressione di papa Francesco mostra quanto il processo educativo e culturale può divenire l’essenza del nostro fare ed essere associazione ed il motore del cambiamento della realtà che noi possiamo e dobbiamo agire.
L’obiettivo del percorso era quello di porre nuove domande e suscitare nuove consapevolezze, di far prendere coscienza del proprio potere di azione e aprire nuove prospettive per consentire di avviare processi generativi sui territori.
Insieme abbiamo ragionato sull’importanza e la necessità di cambiare il nostro sguardo sulla realtà per avviare un significativo cambiamento culturale. La prima “tappa” di questo viaggio per andare verso il futuro, è infatti quella di uscire dal nostro usuale punto di vista, e guardare con occhi nuovi. Per fare ciò la visione d’insieme è fondamentale, proprio come ci insegna la Laudato sì, poiché tutto è intimamente connesso.
Importante in questo processo di cambiamento prospettico è quello di ricercare le nostre parole oggi per costruire il nostro messaggio associativo. Ieri erano rivendicazioni di lotta sindacale, oggi sta a noi ricercarne di nuove, più contemporanee e adatte allo spirito dei tempi.
Assumere “la cultura della cura” come nuovo paradigma per migliorare le Acli ed il mondo vuol dire ripartire dalle relazioni, lasciarci toccare dalla realtà (e non lasciarci anestetizzare), sentire la vita e recuperare la nostra capacità di resistenza. La cura è fatta di responsabilità e ascolto che apre alla corresponsabilità.
Non esistono ricette o soluzioni pronte per avviare questo cambiamento culturale, ma ci sono state date delle parole chiave di cui vogliamo e dobbiamo far tesoro:
- curiosità/desiderio, da coltivare sempre in noi, quale elemento fondamentale;
- fragilità, nell’accettazione della sua importanza, poiché è quel valore che ci rende umani e ci consente di ridurre le differenze;
- educazione nel suo significato di sviluppare, promuovere e incentivare i giovani a realizzare se stessi, dando valore all’intenzionalità ed offrendo degli spazi dove le nuove generazioni possano sperimentarsi;
- cura, intesa come mentalità e cultura, fatta di tessitura e di fiducia, che consente di creare comunità e che è la vera forza generativa che oggi possediamo per costruire un futuro migliore: cura delle giovani generazioni, cura della scuola e dell’educazione, cura degli altri, cura del pianeta, cura del bene comune e dei beni comuni, cura dei lavori di cura, cura della comunità e della città, cura dei diritti umani, cura dei diritti delle donne, cura della democrazia, della Repubblica e delle istituzioni democratiche dal quartiere all’Onu. C’è bisogno di una cultura, di una politica e di un’economia della cura.
- cambiamento, poiché non si tratta più di adattarsi alla realtà ma adattare la realtà ai nostri desideri. Possiamo quindi trasformare il cambiamento in opportunità grazie alle nuove generazioni. Noi possiamo e dobbiamo dare ai giovani gli strumenti per lavorare su cosa desiderano, aiutarli ad interpretare il loro ruolo, formarli per capire e agire nella realtà che cambia.
Abbiamo inoltre provato ad attivare questo processo di cambiamento prospettico anche attraverso il laboratorio esperienziale sulla fotografia. In questo meraviglioso viaggio siamo stati accompagnati da due fotografi che ci hanno aperto ad uno sguardo nuovo, che ha messo in evidenza come sia la persona a dare valore allo spazio e che, attraverso l’uso delle parole, possiamo descrivere e armonizzare il senso di ciò che stiamo fissando in un’immagine.
Con le numerose foto scattate, si è fatto un lavoro di riflessione e ricerca in cui le parole hanno accompagnato gli scatti per meglio descrivere la nostra azione sociale. Questo lavoro in tre “tappe” si è concentrato a Roma sui luoghi, a Caserta sulle persone e a Milano sulle comunità, e diverrà una mostra fotografica che narrerà questo “cammino” di educazione allo sguardo.
In ultimo, per cercare di far germogliare le parole e gli stimoli emersi dalla formazione, abbiamo invitato i partecipanti a diventare concretamente sentinelle per l’innovazione, e ragionare su delle intenzioni di cambiamento da avviare nei propri territori. Tali idee sono poi state declinate in proposte progettuali, attraverso dei lavori di gruppo, e potranno essere realizzare in un prossimo futuro.
Il clima che ha caratterizzato questa ultima sessione formativa è stata la sintesi del cambiamento che abbiamo ricercato: i dialoghi aperti hanno preso spontaneamente il posto delle relazioni frontali dei docenti favorendo un clima informale e di confronto che ha fatto nascere anche collaborazioni future.
I luoghi che abbiamo abitato ci hanno fatto entrare in contatto con una Milano diversa, una Milano delle periferie dove la società civile ricopre un ruolo fondamentale. Gilberto Sbaraini, Gloria Mari, Mercedes Mas ma anche la parigina Maria Chiara Prodi, ci hanno accompagnati in questa immersione, per consentirci di entrare in relazione con luoghi di grande umanità che non rinnegano l’eleganza e la mondanità della città ma ci convivono serenamente senza perdere la propria intima verità.
Programma sessione formativa MILANO Aprirsi al cambiamento.pdf