Quasi il 30% delle persone (49,2% tra le donne sotto i 35 anni) in condizione di lavoro ha un reddito individuale da povertà assoluta o da rischio povertà. Dieci proposte di fronte ai dati CAF ACLI 2022...

Per il secondo anno, in occasione della Festa dei lavoratori, l’Area Lavoro Acli, in collaborazione con CAF ACLI e l’IREF, l’istituto di ricerca delle ACLI, ha realizzato un’analisi delle dichiarazioni dei redditi presentate al CAF ACLI (762.939 donne e uomini in condizione lavorativa su 1.326.573 dichiarazioni - 730 - redditi 2021, per approfondire cliccare su: lavorare pari).

Tra quanti sono in condizione lavorativa tanti, guardando al solo reddito individuale, percepiscono un reddito complessivo da povertà assoluta o a rischio di soglia di povertà. Il 14,9% ha un reddito complessivo inferiore o pari a 9.000 euro (cioè condizione individuale sulla soglia della povertà assoluta. Se si considerano anche i redditi complessivi inferiori o uguali a 11.000 euro, ovvero quelli dei lavoratori relativamente poveri o sottopagati si arriva ad una percentuale di lavoratrici e lavoratori pari al 19,5%; mentre si raggiunge il 29,4% tra quanti hanno un reddito complessivo che non va oltre i 15.000 euro, soglia da “vulnerabili”, ovvero a rischio di povertà di fronte ad un evento inaspettato o fuori dall’ordinario (una malattia, un divorzio o perfino la nascita di un figlio, considerato il costo di crescerlo e il fatto che oltre la metà delle neomamme non è occupata).

Soprattutto tra donne, giovani e al sud (anche se anche al nord i redditi “vulnerabili” sono sempre sopra il 25%), c’è un numero significativo di redditi inferiori a una retribuzione che garantisca un’esistenza libera e dignitosa (art. 36 Costituzione).

Tra le donne il 21,7% (tema approfondito nel libro Lavorare dis/pari) ha un reddito da povertà assoluta, il 27,9% percepisce un reddito relativamente povero e il 40,9% povero o a rischio di soglia povertà. E quasi la metà di quelle sotto i 35 anni (49,2%, e 31,2% tra chi è in condizione di lavoro per tutto il 2021) sono nella fascia di reddito povera o vulnerabile, sotto o uguale a 15.000 euro di reddito complessivo.

Genere

Fasce di reddito

 

Sotto i 9000 €

Sopra i 9000 €

Donne

21,7%

78,3%

Uomini

7,1%

92,9%

Totale

14,9%

85,1%

 

Sotto gli 11000 €

Sopra gli 11000 €

Donne

27,9%

72,1%

Uomini

9,8%

90,2%

Totale

19,5%

80,5%

 

Sotto i 15000 €

Sopra i 15000 €

Donne

40,9%

59,1%

Uomini

16,2%

83,8%

Totale

29,4%

70,6%

Nonostante tante imprese che investono su una condizione migliore di chi lavora, se non si affronta questo progressivo impoverimento del lavoro (evidenziato anche dal fatto di essere gli unici in Europa con salari in calo nell’ultimo trentennio, mentre in Germania o Francia salivano oltre il 30%) anche i tagli al cuneo fiscale fatti aumentando il debito sono una risposta debole.

Ne esce un Paese bloccato, con una concorrenza non giocata sulla qualità, ma spesso sulla furbizia e sul sommerso, che non di rado vede lavorare sotto costo tanti piccoli imprenditori. E la crisi demografica già vede il numero delle trentenni di oggi 2/3 delle trentenni di 20 anni fa e la popolazione in età da lavoro in calo di oltre 200.000 persone l’anno.

Ecco allora dieci proposte:

DIGNITA’ DEL RAPPORTO DI LAVORO:

- più e migliori controlli

- subito un salario minimo facendo riferimento in modo vincolante per ogni categoria alle retribuzioni minime dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, sperimentandolo subito nei settori più a rischio, con l’esame di una commissione istituita presso il CNEL;

- penalizzare i ritardi eccessivi nei rinnovi contrattuali con la reintroduzione, solo per questi casi, della scala mobile;

- individuare un indice dell'”esistenza libera e dignitosa” per sollecitare condizioni e contratti di lavoro che permettano di investire sul futuro;

DIGNITA’ DELL’ECONOMIA:

- premiare le aziende che fanno di più, che investono nella formazione, nella partecipazione dei lavoratori e in tempi di lavoro migliori e conciliazione;

- obbligare la Pubblica Amministrazione e il suo indotto a ricorrere a soli contratti collettivi “maggiormente rappresentativi”; sostenere norme europee sulla due diligence delle aziende che obblighino, in tutte le catene di produzione, al rispetto locale e globale dei diritti e dell’ambiente;

- individuare una soglia di Guadagno Massimo Consentito perché tanto lavoro è impoverito e reso diseguale da un eccesso di arricchimento sproporzionato che non trova alibi nel merito. Pensiamo a manager con buone uscita 10.000 volte quelle di un lavoratore, a tanta speculazione finanziaria non messa al centro di riforme coraggiose, a un fisco sempre più piatto e con timide aliquote alle multinazionali, che invece di combattere i paradisi fiscali comincia ad imitarli;

DIGNITA’ DEL PRE-LAVORO:

- un'altra Scuola è possibile rimettendo al centro educazione, logiche di apprendimento cooperativo e un accompagnamento e orientamento personalizzato. E un ruolo non secondario e diffuso non solo al nord della formazione professionale senza la quale non è possibile puntare su un serio apprendistato come forma privilegiata di inserimento;

- un piano straordinario per l’occupazione femminile, che rafforzi anche il sistema di welfare e le politiche dei tempi di vita, oltre al contrasto delle disparità;

- estendere le politiche attive realizzando, comuni e Terzo settore insieme, delle Case del lavoro, nuove forme di centri per l’impiego.

Serve tornare alla nostra Costituzione, per un futuro di dignità. Di pace, lavoro e dignità.

Lavorare pari https://pop.acli.it/images/acli-LavorarePari-SITO.jpg Redazione POP.ACLI