Per Us Acli in un paese culturalmente migliore, lo sport deve essere una delle attività al centro dei territori e delle comunità, come fonte di benessere non solo fisico, ma anche sociale...

Ci sono tre date nella storia recente dello sport italiano, in questo caso particolare del calcio, che hanno segnato un’epoca e rappresentato uno spartiacque importante nella vita del Paese.

Il 9 luglio del 2006 l’Italia vinceva il suo quarto mondiale, dopo che l’ultimo se lo era aggiudicato l’11 luglio, ma del 1982. Esattamente trentanove anni dopo, ancora l’Italia, vince nuovamente, ma questa volta sono gli Europei del 2021, spostati di un anno per colpa della pandemia.

Tre successi diversi tra loro, ma con un fattor comun denominatore: il senso di rivalsa dei milioni di tifosi scesi poi nelle piazze a festeggiare. Perché se è vero che con il passare del tempo il modo di tifare è cambiato, una cosa è rimasta sempre la stessa: la capacità di fare gruppo nelle difficoltà.

Fece gruppo Bearzot, al quale l’Us Acli dedica ogni anno un premio, ispirato ai valori del tecnico campione del mondo nel 1982. Quegli stessi valori che, nonostante le pesanti critiche alla nazionale a inizio torneo, lo hanno portato a salire sul tetto del mondo grazie soprattutto all’intuizione di portare Paolo Rossi.

Nel 2006, invece, mentre i tifosi si spaccavano sul caso ‘calciopoli’, a unire tutti nuovamente ci pensarono gli Azzurri di Marcello Lippi, in grado di battere prima la Germania e poi la Francia, alzando la coppa del mondo sotto il cielo di Berlino.

A dimostrazione di come il calcio e lo sport siano un fattore d’aggregazione sociale incredibile, con l’ennesima prova l’abbiamo avuta poi con la vittoria nel 2021 degli Europei. Questi, in particolare, segnarono il ritorno nelle piazze degli italiani a un anno e mezzo dal lockdown per il Covid con un successo che divenne il simbolo di un riscatto sociale per il Paese che per primo sperimentò in Europa la pandemia.

Ogni successo, poi, è un traino per lo sport di base per un connubio da sempre inscindibile in Italia che lega l’alto livello alla base. Ma se nel calcio questo aspetto è quasi secondario perché è la disciplina più diffusa e praticata del paese, un esempio calzante è quello dell’atletica nell’anno olimpico.

I successi di Jacobs, Tamberi e della 4x100 hanno avuto una ricaduta incredibile sull’atletica di base. Basti pensare come al 10 dicembre 2021 i tesserati Fidal risultavano essere 226.030, ovvero 40.431 in più rispetto all'anno precedente. Un autentico boom quindi, soprattutto se si pensa che i dati testimoniano un +36% di tesseramenti nelle categorie promozionali (Under 16, ovvero Cadetti, Ragazzi, Esordienti).

Segno quindi che, dopo Tokyo, tanti genitori hanno portato i loro figli a fare atletica, e non solo nei centri federali, ma anche nelle associazioni affiliate agli enti di promozione sportiva, magari sognando che un giorno diventassero come Jacobs, Tamberi o Tortu, o magari che proseguissero la grande tradizione azzurra nella marcia, testimoniata dai trionfi olimpici di Stano e della Palmisano.

Ma lo sport, come ci ricorda sempre il ministro Abodi, non può essere solo la medaglia, così come lo sport di base non può solo sperare nei successi dei suoi italiani per sentirsi e vedersi valorizzato. Per troppo tempo, infatti, le asd e le ssd sono sempre state consideraste l’ultima ruota del carro, quando invece dovrebbero essere la base in grado di sorreggere il movimento.

D’altronde ogni campione comincia da lì, dalla scuola calcio, dalla piscina o dalla pista d’atletica vicino casa o a due passi dalla scuola. Lì viene costruito il futuro e per anni solo la bravura dei tecnici e la passione di volontari, genitori e nonni nel portare i propri figli e nipoti a fare attività fisica ha sorretto un sistema che troppo spesso ha dimenticato le ‘radici’ dello sport.

Oggi, però, nonostante il percorso da fare sia ancora tanto, come enti di promozione sportiva abbiamo registrato un’inversione di rotta, presente non solo nel correttivo del decreto al lavoro sportivo, che offre dignità al nostro mondo, ma anche grazie all’ingresso dello sport in Costituzione.

Perché una ferma convinzione dell’Us Acli è quella che per un paese culturalmente migliore, lo sport deve essere una delle attività al centro dei territori e delle comunità, come fonte di benessere non solo fisico, ma anche sociale.

Lo sport unisce e ci fa crescere https://pop.acli.it/images/Mundiali_1982_calcio_sport.png Redazione POP.ACLI