Il 15 maggio si è celebrata la Giornata Internazionale della Famiglia, che cade quest’anno nel bel mezzo di una guerra. Ma sono proprio le famiglie il primo incubatore sociale della fraternità, che cresce nell’esperienza della reciprocità e del riconoscimento dell’altro...

Il 15 maggio è stata celebrata la Giornata Internazionale della Famiglia; mai come quest’anno l’appuntamento ha rappresentato una tappa importante nel percorso di azione e di riflessione che le Acli stanno conducendo intorno al tema della famiglia e della pace e che, oltre all’accoglienza diretta di chi fugge dalla guerra, si articola anche in momenti di approfondimento culturale.

La Giornata Internazionale della Famiglia, istituita dall’ONU nel 1993, cade quest’anno in una fase storica altamente drammatica. La pandemia prima, la guerra in Ucraina ora, hanno investito e investono la società, l’economia, le persone e le famiglie con un grave lascito di sofferenze, di paure e di insicurezze diffuse. Con modalità diverse, le conseguenze di questi drammi riguardano tutto il mondo, quello ricco e quello più povero, in Europa e negli altri continenti.

Alla violenza della natura, rappresentata dal virus e dalle sue varianti, si è aggiunta da alcuni mesi quella delle armi: il prevalere della forza sulla ragione è salito agli onori della cronaca. La furia cieca dell’uomo sull’uomo, si era finora manifestata nella “guerra mondiale a pezzi”, nelle guerre invisibili su cui da tempo richiama l’attenzione Papa Francesco. Ora la guerra è alle porte dell’Europa, con l’invasione dell’Ucraina, le stragi di civili inermi e la fuga di intere famiglie, devastate negli affetti e nella loro vita quotidiana.

Siamo in un trapasso d’epoca che colpisce il cuore delle relazioni umane, il nostro sistema di valori, la nostra speranza di futuro, rubandola soprattutto alle giovani generazioni. Avvertiamo la nostra responsabilità e insieme la nostra impotenza, di singoli e di collettività, di popoli e di istituzioni politiche, di potenti e di gente comune. Mentre la scienza ha arginato, anche se non del tutto sconfitto, l’epidemia di Covid-19, la forza del dialogo ancora non sembra in grado di trovare le vie della pace.

Lo sperimentiamo tutti nelle nostre famiglie: la pace è un’arte difficile, fatta di dialogo e ascolto dell’altro. Ma sono proprio le famiglie il primo incubatore sociale della fraternità, che cresce nell’esperienza della reciprocità e del riconoscimento dell’altro. Le famiglie, in quanto comunità di persone, hanno un ruolo fondamentale nell’educare alla pace e costruire la pace anche nelle difficoltà e nel confronto, e perfino nel conflitto, praticando perdono e riconciliazione. La famiglia è il più importante vaccino contro il virus dell’individualismo che chiude nel perimetro dei propri interessi e nell’indifferenza.

L’esperienza primaria della quotidianità familiare educa all’amore paziente, non quello ideale ma quello radicato nella concretezza. Per questo le famiglie sono artigiane della pace quotidiana, premessa indispensabile di ogni processo di pace, di ogni educazione alla pace, delle persone e della società. Dell’artigiano hanno la pazienza delle opere, la visione degli obiettivi e la perseveranza dell’impegno. La pace è come un manufatto, che cresce e matura nella vita familiare, nella fragilità e nella forza dei legami.

Questo è quanto abbiamo voluto ricordare in occasione della Giornata Mondiale delle famiglie, preceduta da un momento importante di riflessione: il seminario internazionale “Famiglie artigiane di pace” del 3 maggio scorso. L’evento ha rappresentato una tappa importante nel percorso di approfondimento dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” e della lettera apostolica “Patris Corde” del Santo Padre Francesco, che la Presidenza Nazionale attraverso la Delega alla Famiglia ha avviato da alcuni mesi in vista del X Incontro Mondiale delle Famiglie. Gli appuntamenti seminariali – che hanno carattere itinerante, svolgendosi presso sedi locali delle Acli – mirano a promuovere una riflessione spirituale, culturale ed operativa tesa a valorizzare la famiglia chiesa domestica, comunità educante di persone, centrata sul rispetto reciproco, l’accoglienza dell’altro, il contrasto alle povertà, lo sviluppo di solidarietà, il mutuo aiuto.

L’iniziativa, realizzata online e alla presenza della Dott.ssa Gabriella Gambino, Sottosegretaria del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, e di eminenti studiosi stranieri, ha coinvolto anche la FAI - Federazione Acli Internazionale e gli aclisti all’estero. Ha ottenuto il benestare del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, e l’autorizzazione all’utilizzo del logo del X Incontro Mondiale delle Famiglie e del logo dell’Anno “Amoris Laetitia”, oltre al patrocinio dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI.

Dunque, la riflessione condotta in occasione della Giornata Mondiale del 15 maggio si è posta come ideale raccordo tra il convegno internazionale e il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie, che avrà inizio il 22 giugno e si concluderà domenica 26 giugno 2022. Quest’ultimo si svolgerà sul tema “L’amore familiare: vocazione e via di santità”. Si terrà in forma “multicentrica e diffusa” e avrà delle caratteristiche diverse rispetto agli appuntamenti degli anni precedenti, secondo le intenzioni di Papa Francesco, che così l’ha immaginato perché la partecipazione sia resa possibile a tutti e si possa coinvolgere un gran numero di famiglie in ogni parte del mondo. Per gli aclisti che provengono dai territori ci sarà anche la possibilità di partecipare alla Santa Messa e all’Angelus celebrati da Papa Francesco il 25 giugno: un’occasione per riprendere a vivere la socialità e godere delle bellezze della città eterna. L’Incontro mondiale è un appuntamento importante, che vedrà le Acli coinvolte in modi diversi e che costituirà un’altra tappa nel nostro cammino di riflessione.

Anche in questo modo le Acli esplicano la loro azione culturale, che accompagna quella pratica, coniugando visione e concretezza. Infatti, nel fosco scenario attuale, le Acli stanno facendo emergere la loro peculiarità di associazione che si occupa “delle lampadine e della pace”, per richiamare una celeberrima espressione del sindaco presidente delle Acli Giorgio La Pira. Ovvero di organizzazione con una matrice popolare, che coniuga un impegno nella quotidianità sempre più problematica, e una visione universale che ha come obiettivo di far volare alta la speranza.

Nel quadro sconfortante in cui ci troviamo una ragione di speranza è costituita dalla solidarietà dentro e tra le famiglie, che anche nel nostro Paese accolgono con generosità quelle che hanno dovuto abbandonare case e luoghi, restando spesso divise e smarrite. Da una parte le famiglie ferite, dall’altra le famiglie solidali: in tanti territori sparsi per l’Italia l’impegno dell’associazione si fa concreto con l’accoglienza dei profughi e delle profughe ucraine, di tanti bambini e bambine, che ci spinge ad attivare la “fantasia della carità” anche mediante la sperimentazione di servizi innovativi. Un’accoglienza che è soprattutto una testimonianza di prossimità e di rete con municipi, parrocchie, comitati di quartiere, altre associazioni, ecc. Una bellissima esperienza di solidarietà e di sussidiarietà circolare, che mette in rete istituzioni e società civile.

Nel panorama rischioso e dagli esiti incerti che abbiamo di fronte vogliamo mettere al centro la famiglia come risorsa fondamentale a cui guardare, da custodire e da promuovere. Vogliamo sperare e siamo convinti che le famiglie e la ricchezza dei legami familiari, così come sono e sono state interpreti principali della resilienza di questi anni, nelle corsie d’ospedale come nel teatro di guerra, possano essere protagoniste di un ritorno alla pace e della pace, senza la quale non c’è vita e non c’è apertura al futuro.

Nella Giornata Internazionale della Famiglia abbiamo, quindi, voluto sostenere politicamente e riconoscere culturalmente la sua vocazione alla cura come architrave di ogni convivenza feconda e sostenibile, di ogni democrazia reale e sostanziale, di ogni politica di pace che parta dal basso, attraverso la tessitura di relazioni buone. Costruita ogni giorno, in gesti anche piccoli, questa pace ‘artigianale’ non è in mano ai potenti della terra, ma a ciascuno di noi. Ognuno può fare la sua parte, preziosa e indispensabile: gli individui, le famiglie, i popoli, le organizzazioni come le Acli che quotidianamente costruiscono ponti di pace promuovendo la solidarietà, aiutando a esigere i diritti, alimentando coesione sociale.

Famiglie artigiane di pace https://pop.acli.it/images/GIORNATA_INTERNAZIONALE_FAMIGLIE_800x800.jpg Redazione POP.ACLI