Il Movimento per la Pace si mobilita per il cessate il fuoco in Ucraina e Palestina...

Sabato 24 febbraio, mentre la presidente del Consiglio dei Ministri italiano Giorgia Meloni presiedeva il suo primo G7 on line da Kiev, in Italia si tenevano più di centoventi  iniziative in altrettante città nell’ambito della Giornata di mobilitazione per la pace lanciata da “Europe For Peace” e dalla coalizione “Assisi Pace Giusta”, a due anni dall’invasione della Russia in Ucraina.

Un evento diffuso che ha coinvolto centinaia di associazioni e gruppi che lavorano quotidianamente per la pace nei territori di tutta Italia, per ribadire la necessità di fermare la criminale follia di tutte le guerre, la corsa al riarmo, la distruzione del Pianeta. Da Torino a Bari, da Napoli a Milano, da Pisa a Brescia, da Firenze a Terni, da Roma a Palermo, da Genova a Padova, da Ancona a Verona, da Bologna a Perugia. E poi in decine e decine di luoghi, tutti accomunati dalla stessa base di richieste di passi concreti, iscritti in una prospettiva di disarmo e nonviolenza.

La Giornata è stata promossa per rendere visibile la posizione della maggioranza delle italiane e degli italiani, che chiedono un cambio di rotta rispetto ad una situazione per cui stati e governi sembrano aver perso la capacità di prevenire e gestire i conflitti mediante gli strumenti della diplomazia e della politica, con i quali far applicare e rispettare le convenzioni e il diritto internazionale. Perché purtroppo la guerra è tornata ad essere uno strumento di regolazione dei conflitti, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’umanità e del Pianeta.

Ha preso corpo l’idea che l’ordine mondiale debba essere basato sullo scontro tra blocchi e non sulla collaborazione e la giustizia tra i popoli. Fiaccolate, manifestazioni, sit-in, conferenze, momenti di silenzio, congressi… per ribadire il “NO” a tutte le guerre e la necessità di un “cessate il fuoco” globale, soprattutto in Ucraina, in Palestina ed Israele.

L’ampia e diffusa mobilitazione, promossa in decine di città con la partecipazione attiva delle Acli, non solo evidenzia nuovamente come la posizione pacifista sia maggioritaria nell’opinione pubblica italiana, ma ancora più significativamente mostra la vitalità delle organizzazioni che compongono il Movimento per la Pace. Realtà attive ogni giorno con campagne e proposte concrete, che promuovono cultura della pace e nonviolenza, spesso inascoltate dai rappresentanti politici e istituzionali del Paese.

Una cosa è certa: non ci sarà giustizia sociale e climatica, lavoro dignitoso e piena democrazia in un mondo sempre più in guerra, che usa le risorse per la morte e non per la vita, nel quale la giustizia, il diritto internazionale e umanitario vengono calpestati nell’impunità dei colpevoli. La guerra non è mai una soluzione e l’orrore non deve diventare un’abitudine. Mobilitarsi per la pace, per il disarmo, per la nonviolenza, significa affrontare le sfide globali che abbiamo di fronte, pena la distruzione dei diritti, della convivenza, delle democrazie e del pianeta.

A compimento di queste idee e valori, il movimento per la Pace indica anche una serie di proposte concrete all’attenzione delle Istituzioni e della politica: la messa al bando delle armi nucleari; la riduzione immediata delle spese militari a favore della spesa sociale, sanitaria, per la tutela ambientale del territorio e per una difesa civile e nonviolenta; la riconversione dell’industria bellica, che sta traendo immensi profitti dalle guerre e dai conflitti armati; l’immediato cessate il fuoco in Ucraina e nella Striscia di Gaza; la liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, la fine dell’assedio e dell’isolamento di Gaza, il libero accesso agli aiuti umanitari e l’assistenza alla popolazione palestinese; il riconoscimento dello Stato di Palestina, la fine dell’occupazione e della violenza in Cisgiordania; la soluzione politica e non militare della guerra in Ucraina, per porre fine all’illegale occupazione russa e per costruire le condizioni di libertà, democrazia, convivenza e di sicurezza comune per l’Europa intera; il riconoscimento del diritto di asilo e la protezione a dissidenti, obiettori di coscienza, renitenti, disertori, profughi, difensori dei diritti umani, giornalisti, attivisti sociali e sindacalisti vittime della repressione politica in ogni contesto e nazione; il rafforzamento dell’azione umanitaria e di protezione dei diritti umani nei contesti di violenza strutturale (Afghanistan, Myanmar, Nagorno Karabakh, Iran…); lo stanziamento dello 0,7% del PIL a favore della cooperazione allo sviluppo; la promozione di conferenze regionali di Pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, per ricostruire convivenza e sicurezza nelle regioni martoriate da guerre in Medio Oriente e in Africa, che coinvolgono milioni di persone che vengono uccise, espulse dalle proprie case, impoverite, costrette alle migrazioni forzate.

Continuiamo il nostro impegno per la pace perché nelle guerre perdono le vittime innocenti e guadagnano solo i trafficanti d'armi. Ribadiamo la necessità di lavorare in maniera seria con la diplomazia, il dialogo, la politica per costruire ponti di pace. E per questo obiettivo crediamo che l’Europa debba rivestire un ruolo più forte e incisivo. Perché la sua identità, i suoi valori costitutivi e il suo futuro sono indissolubilmente legati alla possibilità della pace.

 

N. 2 Febbraio 2024

La guerra non è mai una soluzione https://pop.acli.it/images/Pace_manifestazione.png Redazione POP.ACLI