Sant’Elia è un quartiere periferico della città di Brindisi, tra i più popolati delle città del Sud Italia, ma è anche un santo laico che non esiste, intorno al quale è stato costruito e realizzato il primo Palio urbano d’Italia: una settimana di giochi, sport, convivialità e condivisione...

Il Palio è la fase clou del progetto di rigenerazione urbana e sociale “CeloCeloManca – L’album dei desideri di Sant’Elia”, vincitore della terza edizione di “Creative Living Lab”, avviso pubblico promosso dalla Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della cultura realizzato dal collettivo ImmaginAbile in collaborazione con Comune di Brindisi, Arca Nord Salento, la cooperativa di comunità Legami di Comunità – Brindisi, Pazlab, Molo 12 FabLab di Palazzo Guerrieri Brindisi e la Panini Figurine.

Sant’Elia, insieme agli organizzatori, racconta in questa intervista fantastica in prima persona l’esperienza che ha tutto il sapore di un vero miracolo.

palio sant elia 2

Chi è Sant’Elia e da dove viene?

«Sono un santo laico e vengo dallo spazio ma non sono distante dalla gente, il mio nome Elia richiama Elohim ebraico, mi muovo come uno sciamano e la mia presenza è servita a ridare fiducia alle persone, ha fatto instaurare dei legami nuovi e veri. Non è un caso che in occasione della parata di apertura del palio, il mio gonfalone sia stato portato a bordo di una barca per le vie di un quartiere lontanissimo dal mare, popoloso e popolare, nel quale ci sono molte barche parcheggiate, simbolo di un’antica cultura marinaresca. Grazie alle persone ho navigato sull’asfalto e questo unisce l’onirico alla realtà per far stringere i cittadini intorno ad un’identità collettiva».

Il Palio è la prima esperienza costruita interamente intorno ad un nuovo immaginario popolare. Di che progetto si tratta?

«Il progetto si occupa di rigenerazione urbana e sociale attraverso percorsi partecipativi e inclusivi. Ma è la sua poetica che mi ha affascinato più di ogni altra cosa. Il primo Palio urbano di Sant’Elia ha messo in piedi un meccanismo di riappropriazione degli spazi comuni dislocati nelle diverse zone del quartiere, divise in quattro contrade. Le contrade sono legate alla metafora delle costellazioni che hanno dei nomi di animali. Questi mondi orbitanti hanno trovato corrispondenza nell’esperienza vissuta in questi giorni negli spazi del quartiere, poiché ogni piazza è un microcosmo con dinamiche interne, ruoli, competenze messe a servizio della comunità e che fino a ieri non si incontravano tra loro».

 

Come è stato accolto dai cittadini?

«La reazione della gente è stata sorprendente. C’è stata una fase iniziale difficile, ma via via che la conoscenza reciproca prendeva forma, sempre più gente si è aggregata, hanno risposto ben presto al proprio stesso bisogno latente e raccolto l’invito a prendersi cura del bene comune e renderlo ospitale e vivo. Ho lavorato sull’ascolto, sui bisogni e sulle criticità di un quartiere complesso, mi sono messo dalla loro parte cercando di dare l’input con i pochi strumenti che avevamo a disposizione facendoli mettere in gioco e agire».

palio sant elia 3Lei ha detto: “non faccio miracoli ma sono in grado di fare in modo che accadano”. A quali miracoli si riferisce?

«Il miracolo è ribaltare la percezione che si ha di questo posto. Il quartiere ha tante risorse latenti, quando si parla di rigenerazione urbana non è tanto la riqualificazione in termini urbanistici quanto la rigenerazione delle relazioni. Porre l’attenzione su alcuni luoghi che sono spazi indecisi e a volte terra di nessuno, come ad esempio i raccordi tra i palazzi, e fare interventi semplici mette in condizione di riflettere sulle potenzialità degli spazi comuni e cambiare in positivo. Il vero miracolo è che chi vive a Sant’Elia oggi si sente fortunato che io e il mio progetto siamo arrivati proprio qui togliendo dall’impasse di delegare sempre alle Istituzioni la responsabilità di agire negli spazi comuni».

Presto la Panini le dedicherà un intero album. Cosa ne pensa?

palio sant elia logo«Io sono creato e vengo da una cultura popolare. L’album Panini lo facevo anche io perché è nell’identità collettiva. La Panini non è solo un brand, è nel cuore della gente e ha nel cuore la gente e questo la accomuna a me. Il collezionismo è una sorta di religione che in questo caso servirà a raccontare il progetto attraverso le immagini scattate nei giorni del Palio ma sarà anche una traccia di ricerca per chi vuole approfondire la vitalità disseminata nelle periferie e cogliere i linguaggi che possono alimentare una nuova arte contemporanea che si genera dalla strada».

Come si immagina il futuro per la gente del suo quartiere?

«Il futuro è il presente. Questi momenti e la felicità che i bambini e le famiglie di Sant’Elia hanno vissuto in questi giorni resteranno impressi nella memoria, lasciano una traccia che non è infinita ma è eterna. Il futuro è generare e far nascere nuove cose e ci proverò ogni anno con le edizioni successive del Palio».

Intervista a Sant’Elia, protagonista virtuale del primo Palio urbano https://pop.acli.it/images/palio_sant_elia_1.png Redazione POP.ACLI