Il 3 ottobre scorso, l’Istat ha pubblicato la “Nota sulle misure del benessere equo e sostenibile dei territori”, riferita all’anno 2021. Ne viene fuori un quadro in cui le differenze tra Nord e Sud, salvo rare eccezioni, si accentuano, aggravando il divario già esistente. Ve ne diamo conto di seguito, riportando brevemente le principali evidenze su alcuni degli indicatori presi in esame.

NORD – SUD. Nei domini Salute, Istruzione, Lavoro e Benessere economico le distanze restano marcate e si accentuano in particolare per la speranza di vita e il reddito dei lavoratori dipendenti, indicatori che tra il pre e il post pandemia segnano un chiaro arretramento dei livelli di benessere per la generalità delle province del Mezzogiorno con il conseguente ampliarsi del divario con il Centro-nord...

SALUTE. Nel 2021 la stima della speranza di vita alla nascita è di 82,4 anni (80,1 per gli uomini e 84,7 anni per le donne)... Il dato medio nazionale nasconde profonde differenze territoriali: si amplia la distanza tra Nord e Mezzogiorno, arrivando nel 2021 a 1 anno e 7 mesi di vita media in più nel Nord...

ISTRUZIONE E FORMAZIONE. Nell’anno scolastico 2021/2022 il 43,6% degli studenti che frequentano la classe III della scuola secondaria di primo grado ha una competenza numerica non adeguata, in leggero miglioramento rispetto al 44,5% dell’anno scolastico precedente ma in peggioramento nel confronto con l’anno scolastico 2018/2019 (39,6%). Il gradiente territoriale rimane molto forte a svantaggio del Mezzogiorno: 35,8% al Nord, 40% al Centro e 60% nel Mezzogiorno. I confronti di genere evidenziano lo svantaggio delle ragazze: le studentesse che hanno competenze numeriche non adeguate sono il 45,8% contro il 41,6% dei coetanei maschi…

LAVORO. Nel 2021 la ripresa del tasso di occupazione della popolazione di 20-64 anni (62,7%, +0,8 punti rispetto al 2020) non porta l’Italia a recuperare pienamente il livello pre-pandemia (ancora -0,8 p.p. sul 2019). Nel 2021 le province italiane con i valori più elevati del tasso di occupazione sono Bolzano (75,8%), Bologna (74,8%), Cuneo (74,7%), Trieste (74,5%), Ravenna (74,4%). All’opposto, tutte le province della Calabria, e quasi tutte quelle di Sicilia, Puglia e Campania (ad eccezione di Ragusa, Bari e Avellino) si collocano nella coda della graduatoria nazionale. Le più penalizzate sono Caltanissetta (40,8%), Napoli (41,0%), Crotone (41,2%) e Catania (42,5%). Complessivamente il Mezzogiorno presenta un’ampia variabilità interna e una distanza molto netta con il Nord: il valore più alto del tasso di occupazione raggiunto al Sud (64,7% a Teramo) è inferiore al valore più basso raggiunto nel Nord-est (66,8% a Rovigo).
Il tasso di occupazione femminile, che ha ripreso a crescere nell’ultimo anno (da 52,1% a 53,2%), ma senza recuperare il livello pre-pandemia (53,9%), mostra una lieve riduzione della distanza tra i territori con persistente dualismo: tra Trieste, migliore provincia del 2021 con il 70,1%, e Caltanissetta, la peggiore con il 24,1%, il distacco si è ridotto a 46 punti dai 48,2 del 2019.

BENESSERE ECONOMICO. Le conseguenze della crisi pandemica sono particolarmente visibili se si confrontano gli indicatori più recenti del dominio benessere economico con il 2019. E’ il caso della retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti. Nel 2020, a fronte di un valore medio nazionale di 20.658,10 euro, il reddito nella provincia di Milano (29.631,40 euro) è 2,7 volte quello di Vibo Valentia (10.828,90 euro). Il reddito complessivamente percepito dai dipendenti uomini (23.858,50 euro) è invece 1,5 volte quello delle dipendenti (16.285,40 euro).
Nel primo anno di crisi da Covid-19 il reddito si è ridotto di quasi il 6% a livello nazionale, più per le donne (-6,7%) che per gli uomini (-5,6%). La flessione ha riguardato tutte le province italiane, ma è stata mediamente più contenuta al Nord (-5%) e decisamente più severa al Mezzogiorno (-8%) dove i livelli iniziali erano già decisamente più bassi.
Nel 2021 in Italia continua a scendere il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari alle famiglie. Si riduce quindi la vulnerabilità delle famiglie indebitate, anche a seguito degli interventi a sostegno e della tradizionale propensione al risparmio delle famiglie italiane.

RELAZIONI SOCIALI. Nonostante l’accessibilità degli edifici scolastici sia regolata da disposizioni di legge, la media nazionale, nel 2021, è di 33,1% edifici scolastici completamente privi di barriere fisiche ogni 100. Mediamente, nel Nord la quota di scuole accessibili sfiora il 38%, arrivando al 39,1% nel Nord-ovest, è decisamente più bassa al Sud (27,7%) e nelle Isole (29,8%), mentre al Centro è in linea con la media nazionale. Tuttavia, le variazioni all’interno delle ripartizioni sono ampie...

INNOVAZIONE, RICERCA, CREATIVITA'. Nonostante le difficoltà e le incertezze legate alla crisi da Covid-19, nel primo anno di pandemia le emigrazioni all’estero dei giovani laureati italiani si sono intensificate rispetto all’anno precedente. L’Italia ha chiuso il bilancio del 2020 con una perdita di netta di 5,4 giovani cittadini italiani laureati ogni 1.000 residenti di pari età e livello di istruzione (-4,9 nel 2019). Il saldo con l’estero resta negativo per tutte le province italiane, ma al Centro-nord è più che compensato dai flussi migratori interni, che invece penalizzano ulteriormente i territori del Mezzogiorno.

QUALITA' DEI SERVIZI. In Italia nel 2020 l’emigrazione ospedaliera in altra regione è pari al 7,3% sul totale dei ricoveri. Rispetto al 2019 l’indicatore diminuisce del 12%, ma tale calo è almeno in parte legato alla situazione pandemica, che ha causato l’impossibilità di spostarsi fuori della propria zona di residenza. Nonostante la riduzione complessiva dei ricoveri (-17% in media Italia; -21% al Mezzogiorno), le differenze territoriali restano grandi: si è spostato fuori dalla propria regione per motivi di cura l’11,4% dei ricoverati residenti nel Sud e il 5,6% dei residenti del Nord. La mobilità sanitaria è più elevata nelle piccole regioni: in Molise, con Isernia (28,2%) e Campobasso (27,0%), in Basilicata, con Matera (28,9%) e Potenza (22,8%), oltre che nella provincia di Cosenza (23,0%). In media, inoltre, nelle province prevalentemente rurali i flussi sono circa il doppio rispetto alle aree urbane (12,1% contro 6,3%).

Nota stampa dell'Istat
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Le due Italie: la nota dell’Istat sul benessere equo e sostenibile dei territori https://pop.acli.it/images/ISTAT_BES_nuovo.jpg Redazione POP.ACLI