Sono stati pubblicati il 12 ottobre scorso dall'ISTAT alcuni dati sulla “condizione giovanile” con particolare riferimento al Mezzogiorno d’Italia...

Si tratta di dati, relativi al 2022, a partire dai quali l'ISTAT propone una riflessione centrata su alcuni temi rilevanti per queste fasce di età, inquadrati in un’ottica di ricognizione dei divari territoriali e di mutamento fra generazioni.
Il riferimento prioritario è ai giovani dai 18 ai 34 anni, “età di passaggio” caratterizzata da un progressivo prolungamento dei percorsi formativi, da una tendenziale “moratoria del distacco” dalla famiglia e da un ingresso tutt’altro che agevole nel mondo del lavoro.
Di seguito alcune delle evidenza riportate nel Focus dell'ISTAT.

  • Nel 2023 in Italia si contano circa 10 milioni 200mila giovani in età 18-34 anni; dal 2002 la perdita è di oltre 3 milioni di unità (-23,2%). L’Italia è il Paese Ue con la più bassa incidenza di 18-34enni sulla popolazione (nel 2021 17,5%; media Ue 19,6%).

  • I giovani sono i veri protagonisti del cosiddetto “inverno demografico”: essi diminuiscono mentre la popolazione aumenta (+3,3% dal 2002 a oggi).

  • Il Mezzogiorno d’Italia presenta una perdita accentuata di popolazione giovanile. Attualmente, la quota di giovani (18-34 anni) è maggiore nel Mezzogiorno (18,6%) rispetto al Centro-nord (16,9%), ma nel primo caso la flessione è molto severa (-28% dal 2002).

  • La gioventù è un’età di passaggio, ma gli attuali giovani del Mezzogiorno hanno un percorso più “lungo e complicato” verso l’età adulta. Si dilatano notevolmente i tempi di uscita dalla casa dei genitori, di formazione di una famiglia propria, della prima procreazione.

  • Nelle nuove generazioni di giovani meridionali si rileva una progressiva estensione dei percorsi di studio.

  • Negli ultimi anni è aumentata la propensione agli studi universitari, soprattutto nel Mezzogiorno: qui nell’a.a. 2021-22 si registrano 58 immatricolati per 100 residenti con 19 anni (56 nel Centro-nord); 47 iscritti ogni 100 19-25enni (41 nel Centro-nord); 22 laureati (anno solare 2022; I e II ciclo) ogni 100 23-25enni (19). Le immatricolazioni aumentano soprattutto nelle Regioni con alta disoccupazione e basso Pil pro-capite (fra il 2010 e il 2022: Sicilia +15,6 punti; Sardegna +13,6; Calabria +10,9).

  • I percorsi universitari dei meridionali sono spesso più lenti e caratterizzati da una significativa “emigrazione studentesca”, sia all’iscrizione (il 28,5% dei meridionali si iscrive in atenei del Centro-nord), sia alla laurea (39,8% in atenei del Centro-nord), sia nel post-laurea (dopo 5 anni solo il 51% lavora nel Mezzogiorno).

  • La carenza di opportunità lavorative stabili e di buona qualità nel Mezzogiorno non è di certo una novità, ma la situazione fra i “millennials” peggiora. Il tasso di attività (20-34 anni), già basso nella generazione precedente (60,3%) si riduce ulteriormente (54,4%), come il tasso di occupazione (41,6%, dal 45,3%), mentre resta molto elevato quello di disoccupazione (23,6%; 9,1% nel Centro-nord).
I giovani del Mezzogiorno: l’incerta transizione all’età adulta https://pop.acli.it/images/ISTAT_giovani_generico.jpg Redazione POP.ACLI