È stato presentata il 15 maggio scorso a Roma la trentaduesima edizione del Rapporto annuale sulla situazione del Paese…

Quattro i capitoli del Rapporto: l’economia italiana; i cambiamenti del lavoro; le condizioni e la qualità della vita; l’Italia dei territori. Di seguito, una estrema sintesi dei contenuti e alcune slide tratte dalla presentazione.

CAPITOLO 1. L’ECONOMIA ITALIANA: CRESCITA, CRITICITÀ, CAMBIAMENTI
Nel triennio l’economia italiana è cresciuta più della media dell’Ue27
e di Francia e Germania tra le maggiori economie dell’Unione. Alla crescita si è associato il buon andamento del mercato del lavoro.
ISTAT rapporto 2024 economia

Dalla seconda metà del 2021, come le altre maggiori economie europee, l’Italia si è confrontata con l’ascesa dei prezzi originata dalle materie prime importate, seguita a fine 2022 da un rapido processo di raffreddamento, rafforzatosi nel 2023. L’episodio inflazionistico ha avuto effetti differenziati sulle imprese e, in particolare, sulle famiglie – con le retribuzioni che non hanno tenuto il passo dell’inflazione – riducendo il potere di acquisto soprattutto delle fasce di popolazione meno abbienti. Il mantenimento del volume dei consumi nonostante la riduzione del potere d’acquisto ha comportato una riduzione della propensione al risparmio fino al 6,3 per cento del 2023, contro l’8,1 del 2019...

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CAPITOLO 2. I CAMBIAMENTI DI LAVORO: TENDENZE RECENTI E TRASFORMAZIONI STRUTTURALI
Negli ultimi decenni le caratteristiche dell’occupazione in Italia sono cambiate, accompagnando l’evoluzione dell’economia e della società. Il peso dell’occupazione a tempo parziale è cresciuto quasi ininterrottamente; è aumentata l’occupazione femminile e quella delle fasce più anziane, in relazione all’allungamento della vita e al posticipo dell’età pensionabile, mentre si è ridotta quella delle fasce più giovani. La forza lavoro è oggi più istruita; si è verificata, infine, una ricomposizione dell’occupazione verso le attività terziarie.
Le retribuzioni reali, in associazione col debole andamento della produttività, sono aumentate molto lentamente, e nel recente episodio inflazionistico hanno perso terreno. La quota di lavoratori con basse retribuzioni annuali permane ampia, prevalentemente in associazione con la ridotta intensità lavorativa e con la durata dei contratti: fenomeni, questi, che riguardano maggiormente le donne, i giovani e gli stranieri.
ISTAT rapporto 2024 vulnerabilita
Nel biennio 2022-2023, il numero di occupati in Italia è cresciuto a ritmi sostenuti (+1,8% in entrambi gli anni).
Tra il 2019 e il 2023, il nostro Paese si distingue per la crescita dell’occupazione nelle Costruzioni, sostenuta dall’introduzione delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie. In questo settore, l’occupazione è aumentata del 16,2%, contribuendo per un punto percentuale alla crescita complessiva.
Il tasso di occupazione tra 15 e 64 anni nel 2023 è stato del 61,5%, guadagnando 2,4 punti percentuali rispetto al 2019. Nel confronto con le altre maggiori economie europee resta però inferiore di 15,9 punti rispetto alla Germania ed è più basso anche rispetto a quello osservato per Francia e Spagna (-6,9 e -3,9 punti rispettivamente).
ISTAT rapporto 2024 occupazione1

Uno dei tratti distintivi degli ultimi due decenni è la crescita dei dipendenti a tempo determinato:
nel 2023 erano quasi 3 milioni, circa un milione in più rispetto al 2004. L’aumento ha riguardato soprattutto i giovani tra 15 e 34 anni. Viceversa, la crescita del lavoro a tempo indeterminato, pari a 1 milione 373 mila unità (+9,7%), ha riguardato solo gli occupati ultracinquantenni.
Tra il 2004 e il 2023 la crescita dell'occupazione si è accompagnata alla sua ricomposizione tra le attività economiche. Secondo le stime della contabilità nazionale, il comparto dei servizi ha guadagnato 2,4 milioni di occupati, mentre l'Industria in senso stretto ne ha persi oltre 500 mila e l'Agricoltura 140 mila. Gli occupati nelle Costruzioni, per effetto degli incentivi degli ultimi anni, sono invece tornati sui livelli del 2004.
Il 59,3% degli oltre 22,5 milioni di lavoratori che nel 2021 erano impiegati nel sistema economico si dichiarava nel complesso soddisfatto del proprio lavoro, soprattutto in relazione alla stabilità del contratto (58,2%). Più limitata è la quota di soddisfatti dal trattamento economico (38,1%) e dalle opportunità di carriera (31,4%). In generale, la soddisfazione è maggiore per i lavoratori residenti al Nord (61,7% contro 53,3% nel Mezzogiorno).

CAPITOLO 3. CONDIZIONI E QUALITÀ DELLA VITA
Negli ultimi dieci anni si è allargato il divario tra le condizioni economiche delle generazioni
. Più una persona è giovane, più è probabile che abbia difficoltà. La situazione si è invertita alla fine degli anni 2000: la grande recessione ha penalizzato di più le giovani generazioni.
Per l’effetto del forte rialzo dell’inflazione degli ultimi tre anni, le spese per consumo delle famiglie sono diminuite in termini reali ed è aumentata la distanza tra le famiglie più e meno abbienti. Questo aumento della sofferenza economica si è riflessa nel contemporaneo peggioramento degli indicatori di povertà assoluta, che ha colpito nel 2023 il 9,8% della popolazione, un dato più alto di circa tre punti percentuali rispetto al 2014. L’incremento di povertà assoluta ha riguardato principalmente le fasce di popolazione in età lavorativa e i loro figli. Il reddito da lavoro, in particolare quello da lavoro dipendente, ha visto affievolirsi la sua capacità di proteggere individui e famiglie dal disagio economico.
ISTAT rapporto 2024 poverta assoluta

Nel 2023, la spesa media mensile per consumo delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.728 euro, in aumento del 3,9% rispetto all’anno precedente. La spesa media più elevata, pari a 2.967 euro mensili, è nel Nord-ovest, quasi identica rispetto al Nord-est e al Centro (rispettivamente, 2.962 e 2.953 euro mensili), ma del 28,2% e del 35,2% superiore rispetto alle Isole (2.314 euro) e al Sud (2.195 euro).
Nel 2023, 1,3 milioni di minorenni sono in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza del 14,0%. Valori più elevati della media nazionale si registrano anche per i 18-34enni e i 35-44enni (11,9 e 11,8 per cento, rispettivamente). Migliore la situazione per le fasce più anziane: 5,4% per i 65-74enni, 7,0% per gli individui con 75 anni e più.
Tra i giovani di 16-24 anni, negli ultimi venti anni è più che raddoppiata la percentuale di utenti regolari di Internet (dal 46,7% nel 2003 al 97,6% nel 2023).
Nel 2023, tra la popolazione adulta di 25-64 anni, l’uso regolare di Internet ha raggiunto l’89,7 (in crescita rispetto al 26,2% del 2003).
Nell’arco di questi venti anni si è annullato il divario di genere a favore degli uomini (che fino al 2010 era superiore a 12 punti percentuali), ma permangono forti differenze per livello di istruzione e per territorio, con elevato gradiente Nord-Mezzogiorno.
ISTAT rapporto 2024 istruzione
La quota di giovani che incontra assiduamente gli amici si è ridotta significativamente nel tempo passando dal 94,8% del 2003 all’88,0% del 2023...

CAPITOLO 4. L’ITALIA DEI TERRITORI: SFIDE E POTENZIALITÀ
Nell’ultimo decennio la popolazione italiana diminuisce di oltre un milione di persone ed è il Mezzogiorno a subire il calo maggiore
. Le previsioni demografiche di lungo periodo indicano un rafforzamento della tendenza allo spopolamento delle aree economicamente meno attrattive e all’invecchiamento. In prospettiva, saranno i più giovani e la popolazione attiva a diminuire, mentre crescerà in misura consistente la popolazione in età avanzata, soprattutto al Centro-Nord. Nel Mezzogiorno il fenomeno è già molto severo poiché la denatalità si associa da tempo alla ripresa dei flussi migratori.
Fra il 2002 e il 2012 la popolazione residente in Italia è cresciuta di oltre tre milioni di unità. Tale variazione ha interessato prevalentemente il Centro-Nord (circa il 90% della quota aggiuntiva, un milione di persone nel solo Nord-ovest), soprattutto grazie a un saldo migratorio positivo, trainato dalla componente estera e residualmente dal Mezzogiorno, dove Molise, Basilicata e Calabria già in questo periodo hanno registrato una perdita di popolazione tra il 2 e il 3 per cento.
Dal 2012, a livello medio nazionale l’indice di vecchiaia – dato dal rapporto tra popolazione di 65 anni e più e di età tra 0 e 14 anni – è aumentato di 44,7 punti (+61,4 dal 2002), a 193,1. La differenza massima si ha in Sardegna (88,3 punti), dove la popolazione residente è al contempo tra le più longeve d’Italia e con la fecondità più bassa.
ISTAT rapporto 2024 demografia1
I giovani sono i principali protagonisti del calo demografico in atto nella società italiana. Nel 2023 in Italia si contano poco più di 10 milioni 330 mila giovani in età 18-34 anni, con una perdita di oltre 3 milioni dal 2002 (-22,9%). Rispetto al picco del 1994, il calo è di circa 5 milioni (-32,3%). La riduzione dei giovani dal 2002 al 2023 è stata del 28,6% nel Mezzogiorno, a causa della denatalità e della ripresa dei flussi migratori, contro il 19,3% nel Centro-Nord, dove il fenomeno è attenuato da saldi migratori positivi e dalla maggiore fecondità dei genitori stranieri.
Una lettura di sintesi della robustezza economica dei territori segnala, nel Nord, 21 province economicamente forti e 2 nel Centro (Roma e Firenze). Nel Sud e nelle Isole predominano i territori a bassa solidità economica (rispettivamente 17 e 12 province). Questi risultati riflettono le ampie disparità tra sistemi socio-economici territoriali in Italia.
ISTAT rapporto 2024 territori
Un quinto della popolazione italiana, circa 12 milioni di abitanti, risiede in Comuni con accessibilità elevata ai servizi, mentre in quelli con accessibilità scarsa (per lo più di Aree Interne) abita il 2,2% circa dei residenti. Sussistono notevoli differenze sul territorio, associate all’urbanizzazione: dista al più 15 minuti da un ospedale il 75,5% dei Comuni lombardi, contro il 14,5% dei Comuni della Basilicata (93,4 e 41,6% le quote di popolazione)…

Comunicato stampa del 15 maggio 2024
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