E' stato pubblicato il 9 settembre scorso lo studio dello SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno) sui minori stranieri che frequentano la scuola primaria e sulla proposta di acquisizione di cittadinanza attraverso lo Ius Scholae…
I minori stranieri che frequentano la scuola primaria, secondo i dati MIM, sono 315.906: il 14% degli iscritti (i dati si riferiscono alla primaria statale e non includono la Valle d’Aosta e le Province Autonome di Trento e Bolzano). Di questi, 4 su 5 provengono da un paese extracomunitario e circa il 70% sono nati in Italia”. A rilevarlo è uno studio della Svimez.
La maggiore concentrazione si trova nelle aree del Nord Italia - si legge nell’analisi pubblicata su Informazioni Svimez - più attrattive in termini di opportunità occupazionali e retributive per i genitori, ma anche di accessibilità e qualità dei diritti essenziali per le famiglie. L’incidenza di stranieri sugli alunni della scuola primaria varia dal massimo del 23,2% dell’Emilia-Romagna al minimo del 3,2% della Sardegna. Tra le prime due regioni per numero assoluto di alunni della primaria, Lombardia e Campania, la differenza è di circa 17 punti percentuali: 22% contro il 4,5%”. Anche al Nord, la presenza di bambini stranieri si concentra nelle città metropolitane e nelle aree a maggiore densità produttiva, mentre tende a ridursi significativamente nei comuni delle aree interne (soprattutto in Piemonte e Liguria)…
La SVIMEZ stima che nel 2024 sono circa 48.000 i bambini della scuola elementare che potrebbero acquisire il diritto alla cittadinanza italiana: oltre 1 su 4 risiede in Lombardia, il 12,8% in Emilia-Romagna, l’11,6% in Veneto e solo il 12,5% in tutto il Sud (dove è presente il 35,3% degli alunni della primaria).
Per il direttore generale della Svimez, Luca Bianchi: "Lo Ius Scholae – pensato per conferire la cittadinanza ai minori stranieri, nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni, che hanno frequentato regolarmente almeno cinque anni di studio in Italia – rappresenta un atto necessario di uguaglianza sociale nei confronti di bambini e ragazzi ai quali non è riconosciuto lo status giuridico di cittadini italiani pur condividendone cultura, educazione e appartenenza. La riforma è anche un’opportunità concreta per costruire una società più inclusiva e coesa, che investe sull’accoglienza per il futuro del Paese…".
Per saperne di più
Lo studio SVIMEZ