L’8 luglio scorso, il presidente dell’ISTAT ha presentato alla Camera dei deputati il “Rapporto Annuale 2022. La situazione del Paese”. Riportiamo di seguito alcune evidenze relative alle dinamiche demografiche…

La pandemia ha avuto un impatto rilevante su tutte le componenti di una dinamica demografica già in fase recessiva sin dal 2014. L’eccesso di mortalità registrato nel 2020 è stato accompagnato dal dimezzamento dei matrimoni e dalla forte contrazione dei movimenti migratori. La nuzialità ha mostrato segnali di ripresa nel 2021 e, ancor più nei primi mesi del 2022, non riuscendo tuttavia a tornare ai livelli del 2019. Il calo dei matrimoni, e la conseguente diminuzione di nuovi coniugi, ha ristretto il numero di potenziali genitori, il che, in un Paese dove la natalità deriva ancora prevalentemente da coppie coniugate, lascia intendere possibili ripercussioni negative sulle nascite anche nei prossimi anni.

Di fatto nel primo trimestre di quest’anno si contano circa diecimila nati in meno rispetto allo stesso periodo del biennio pre-pandemico 2019-2020.

L’ampliarsi del deficit tra nascite e decessi – già avviato da quasi un trentennio – associato alla più recente contrazione del saldo migratorio ha innescato, con continuità a partire dal 2014, una fase di calo della popolazione, accentuato dagli effetti della pandemia, che si è accompagnato a profonde trasformazioni nella sua struttura per età.

Al 1° gennaio 2022, secondo i primi dati provvisori, siamo scesi a 58 milioni 983 mila residenti: 1 milione 363 mila in meno nell’arco di 8 anni. Alla stessa data ci sono 188 persone di almeno 65 anni per ogni 100 giovani con meno di 15 anni.

Rispetto al 1995, l’età media al parto è aumentata di oltre due anni, arrivando a 32,2 nel 2020.

I nati da coppie straniere sono aumentati ma solo fino al 2012, allorché è iniziata anche per loro una fase di costante diminuzione, tuttora in corso. Negli anni 2020 e 2021 il numero di nati stranieri è sceso sotto le 60 mila unità, segnando un ritorno ai livelli di quindici anni fa, quando però gli stranieri residenti erano la metà degli attuali.

Profondi cambiamenti sono avvenuti anche nelle forme familiari negli ultimi 20 anni. È aumentato il numero di famiglie, stimate a 25,6 milioni nel 2020-2021, ed è diminuito il numero medio di componenti, da 2,6 a 2,3, per la forte crescita delle famiglie costituite da persone che vivono da sole.

Sono diminuite le coppie con figli di più di 11 punti percentuali in 20 anni. Secondo le più recenti previsioni, il numero di famiglie sembra destinato ad aumentare, raggiungendo i 26,2 milioni nel 2040, ma con un numero medio di componenti ancora in calo, da 2,3 a 2,1, e con una progressiva frammentazione. Tra il 2021 e il 2040 le coppie con figli si ridurrebbero di un quinto e parallelamente continuerebbero ad aumentare quelle senza figli.

L’Italia è da tempo tra i paesi europei dove il rinvio delle tappe di transizione allo stato adulto è più accentuato e, conseguentemente, è più alta la quota di giovani di 18-34enni che vivono con almeno un genitore, quasi sette su dieci, ben al di sopra della media europea che si ferma a uno su due.

La popolazione straniera in Italia al 1° gennaio 2022 è di 5 milioni e 194 mila residenti. In quattro anni, è aumentata di meno di 200 mila unità. Alla base del rallentamento si collocano sia la riduzione dei flussi migratori in arrivo, sia un altro aspetto divenuto rilevante nel nostro Paese: l’acquisizione della cittadinanza.

Tra il 2011 e il 2020 oltre 1 milione e 250 mila persone hanno ottenuto la cittadinanza italiana e si può stimare che al 1° gennaio 2021 i nuovi cittadini per acquisizione della cittadinanza residenti in Italia siano circa 1 milione e 600 mila.

Gli ucraini presenti nel nostro Paese prima del conflitto erano poco meno di 250 mila: la quinta collettività per numero di residenti. Si tratta in molti di casi di una presenza di lunga data che avuto impulso con la grande regolarizzazione di inizio secolo prevista dalla legge Bossi-Fini. Nonostante la maggior parte dei profughi dall’Ucraina si dirigano verso altri paesi, la comunità radicata in Italia già prima dello scoppio del conflitto, è diventata punto di riferimento per amici e familiari in fuga dalla guerra. In base ai dati del Ministero dell’Interno, aggiornati all’11 giugno 2022, sono 132 mila le persone in fuga dal conflitto in Ucraina giunte da febbraio in Italia: 70 mila sono donne, 20 mila uomini e 42 mila minori. I dati sono tuttora in crescita.

I residenti con 65 anni e più sono oltre 14 milioni a inizio 2022, sono 3 milioni in più rispetto a venti anni fa; fra vent’anni saranno quasi 19 milioni. Gli anziani con almeno 80 anni oggi superano i 4,5 milioni e quelli con almeno cento anni raggiungono le 20 mila unità, essendosi quadruplicata negli ultimi 20 anni. Tra vent’anni avremo quasi 2 milioni di persone in più con almeno 80 anni, e la popolazione con almeno cento anni sarà triplicata.

Tra i “giovani anziani” di età compresa tra 65-74 anni, sette su dieci sono completamente autonomi, mentre dopo gli 85 anni tale quota crolla al 13 per cento.

In termini assoluti circa 6,4 milioni di persone non riescono a condurre una vita in piena autonomia, avendo moderate o gravi difficoltà nelle attività di cura personale o di cura della vita domestica. Ad avere una riduzione grave dell’autonomia sono 3,8 milioni. Si tratta in gran parte di donne, con un’età media di 82 anni

Per scaricare il Rapporto (sito ISTAT)

ISTAT. Rapporto annuale 2022: le dinamiche demografiche https://pop.acli.it/images/ISTAT_2022.jpg Redazione POP.ACLI